Progetto di Davide Guido
con Simeone Maluta, Matteo Martini, Matteo Sacco
Anno: 2008
Luogo: Triennale di Milano
Se il cosiddetto secolo breve, ma sempre più ormai assunto come inesorabilmente infinito, sembra aver rinunciato o fallito a disegnare le città, resta tuttavia da domandarsi se sia ancora lecito supporre un immanente urgente destino dell’abitare; oggi: quale abitazione? È ancora ammissibile progettare la “casa per l’uomo” in un contesto ambientale dove la civiltà urbana sembra essere stata surrogata da uno sproloquiante addensato immobiliare?
Quando nel corso del Novecento si sono protratte forme di sperimentazione sull’abitare in un presagito futuro di sviluppo infinitamente tecnolocigo (basti ricordare le ricerche degli Archigram, o le sperimentazioni giapponesi di addensamento “claustrofobico”) la “casa per l’uomo” è divenuta oggetto da meccanizzare, da decontestualizzare. Esito improvvido, e non ricercato, è stata la conseguente sperequazione dell’eterno equilibrio tra vita privata e vita collettiva.
Si sono affermate ricerche che hanno tentato di risolvere l’abitare nella sua sola forma domestica e non di configurazione urbana. Fino ad ottenere esiti di performance estetica e tecnologica refrattari ai condizionamenti comportamentali di chiunque, vivendo, abiti la propria casa.
Si è conquistato uno spazio di ricerca, che è presto divenuto vuoto progettuale da colmare: come ridare senso dell’abitare a chi abitare non può più in una cultura, quella della città, che ha rinunciato a definirsi? Un bisogno divenuto sempre più urgente da quando la televisione ha frantumato l’involucro di distinzione tra universo privato (in forma di paesaggio domestico) e universo pubblico (in forma di paesaggio urbano). Un tentativo di compensazione per il mancato progetto domestico, che si è rivolto ad utenze cosiddette promiscue: sfollati, popolazione studentesca, immigrati, ecc. Una forma velleitaria di compensazione che cerca di recuperare il senso dell’abitare nella sola performance abitativa e/o nel solo confort ambientale.
Il progetto qui ideato – “Casa per tutti” – non cerca di dare all’abitazione di emergenza la stessa dignità dell’abitazione stanziale, compensando il disagio abitativo con una serie di migliorie e sofisticazioni tecnologiche, ma si propone di progettare l’abitacolo in forma architettonica così da renderlo “abitabile” e non “consumabile”: con l’obiettivo cioè di recuperare un sapere rivolto ancora, e pur sempre, ai bisogni dell’uomo; non l’uomo utente (consumista) di un’architettura “messa in mostra”, ma l’uomo destinatario di un’architettura che si fa carico di soddisfarne i bisogni (materiali quanto ideali).
Si è voluto sperimentare un’azione di annullamento tecnologico e di neutralità estetica invece di perseguire un esasperato, quanto apparente, risultato estetico. Con l’intento di recuperare i valori funzionali dell’abitare; distinguendo e formalizzando separatamente i differenti usi (il corpo dei servizi, il corpo della zona cottura-pranzo, il corpo living) e caratterizzando spazialmente (nell’uniformità tridimensionale della singola unità spaziale che alloggia i diversi usi) la sequenza delle esigenze funzionali abitative interne.
L’aggregazione, come montaggio, dei diversi moduli non viene risolta in forma meccanicistica e indifferenziata, ma tenta di contestualizzare il modulo stesso nel paesaggio circostante con una serie di occasioni di sguardo e proiezione visive non mediate (attraverso localizzati oblò rivolti ai quattro venti) che cercano di catturare e recuperare il senso del luogo (geografico quanto abitato).
Persino il rivestimento materico in resina annulla ogni caratterizzazione parietale per modellarsi di colore e divenire “dado” lasciato all’uso di chi lo abita.
Il montaggio e la scocca del modulo sono risolti in un sistema versatile tridimensionalmente aggregabile su tutte le facce del “dado”; nel tentativo di configurare abitati che non cercano di simulare quartieri residenziali, ma di stabilire, ancora e pur sempre, un abitare rivolto all’universale bisogno dell’uomo di stare da solo quando abita.
(Davide Guido, estratto della relazione di progetto)
http://www.matteosacco.it/works/casa-per-tutti/
http://www.triennale.org/mostra/casa-per-tutti/