Cosmografia dello ‘studiolo’.
Spazio di sperimentazione, di studio e di ricerca; di riflessione e condensato auto-biografico. Spazio psicologico-fisiologico e d’indagine della realtà.
Classe 5C (architettura) Liceo Artistico
Anno scolastico: 2014-15
Luogo: Monza (MB)
Docente: Davide Guido
Rifacendosi alla pratica progettuale di Peter Eisenman, che comporta una fase preliminare di decantazione delle idee sedimentate attraverso letture disparate (letterarie e soprattutto filosofiche) e non immediatamente riconducibili a esigenze funzionali al progetto stesso, si affronterà un progetto di “studiolo” (nell’accezione rinascimentale) da aggiornare e rivedere secondo gli ideali, la forma mentis e i bisogni contemporanei. Il percorso compositivo proposto comporterà due itinerari:
primo itinerario compositivo
A partire dai case studies come il progetto “House 11a per la famiglia Foster” e il successivo, e ad esso legato, “progetto di concorso per l’area di San Giobbe a Cannareggio”, entrambi progettati da Eisenman nel 1978, l’iter progettuale sarà articolato in modo da affrontare e risolvere il progetto di “studiolo” in termini di “equilibrio” architettonico tra sotto-suolo e sopra-suolo, tra terra e cielo, all’interno di una ricerca che nel suo farsi porti alla luce e si confronti con le risonanze ambientali.
secondo itinerario compositivo
Data come matrice compositiva la sezione dell’ “oggetto” tipo del progetto di San Giobbe, e riconfermando la natura del progetto come risoluzione costruttiva tra sotto-suolo e sopra-suolo, si richiederà l’elaborazione di diverse varianti di progetto desumendo l’incipit compositivo da tre letture filosofiche (con riferimento ai dialoghi che Eisenman intrattiene con filosofi come Deleuze e Derrida, protagonisti di quella stagione poststrutturalista e decostruzionista che ha spesso incrociato la riflessione critica e la progettazione di diversi architetti contemporanei), quante appunto saranno le varianti di progetto.
Affrontati i due itinerari compositivi, lo studente procederà a risolvere in via definitiva il progetto, riassumendo gli aspetti cruciali di entrambi gli itinerari compositivi; allocando lo “studiolo” in un contesto reale, per coglierne i condizionamenti ambientali, quale nello specifico la laguna di Venezia, ma in aree non ancora del tutto antropizzate, per validare se possibile il tentativo – originariamente praticato da Eisenman – di un’architettura capace non solo di collocarsi organicamente in uno spazio già strutturato ma anche in certo modo di inventare il proprio sito.
Sintesi dell’approfondimento svolto sullo studiolo rinascimentale.
Due i punti di vista orientati a descrivere le trasformazioni tra Rinascimento e Manierismo (assumendo pretestuosamente come caso studio lo “studiolo”):
1. riconoscimento del tipo edilizio
2. desiderio di “città moderna”
1.
Da studiolo inclusivo e riservato (es. Federico da Montefeltro, “notturno”) a studiolo esclusivo e accessibile (es. tribuna del Buontalenti, “sotto la luce”). Dalla seconda metà del XV alla seconda metà del XVI, tramite l’innesto del dispositivo tipologico della galleria (excursus): dissonante rispetto al dispositivo tipologico dello studiolo, ma soddisfacente le attese di rinnovamento recepite col Rinascimento maturo: estroversione, rappresentazione, manifestazione, …
Galleria come dimostrazione funzionale (collezionismo) e architettonica dell’erosione operata, attraverso la “maniera moderna”, dell’imperativo umanistico; oltre che come dispositivo di infiltrazione nella città antica dei presupposti architettonici rinascimentali (fintanto attrezzatura per la fondazione di spazi urbani).
Maniera: es. studiolo di Francesco I: non più e non solo spazio per la riflessione e l’elaborazione dei principi estetici dell’Umanesimo, ma anche spazio di conservazione-trasmissione dei principi ormai maturati e accettati, seppur inflazionati stilisticamente con l’atteggiamento manierista.
2.
Riconosciuto il dettato rinascimentale della prima metà del Quattrocento (Brunelleschi, Masaccio, Donatello, Piero della Francesca, …), e codificata la prospettiva come (anche) strumento d’indagine e rappresentazione della natura (realtà), si propagandano i principi dell’Umanesimo (es. le tre tavole di Urbino, “città ideale”, forse su indicazione di Leon Battista Alberti e forse commissionate da Federico da Montefeltro).
Il Rinascimento cioè si fa manifesto di se stesso.
Dapprima lo studiolo come spazio-strumento per la scoperta/elaborazione/affermazione dei principi umanistici; dappoi lo studiolo come apparato operativo, e quindi propaganda, di tali principi, lungo l’arco di un secolo che erode gli ideali rinascimentali con l’accomodante maniera: ineluttabile e pertanto funzionale al compimento dell’Umanesimo.