Progetto di Piero Poggioli (capogruppo), Claudio Fazzini, Luis Paulo Ribeiro
con
Alberto Arenghi, Massimo Bellotti, Marco Biagi, Alessandro Blanco, Mariachiara Bonetti, Micaela Bordin, Paolo Bossi, Fausto Cesena, Davide Guido, Gabriele Masera, Ivan Moia, Elisabetta Rosina, Ida Lia Russo, Alessandro Toccolini, Giulio Zani
Anno: 2018
Luogo: Tivoli, Roma
Collaborazioni:
Luca Borlenghi, Stefania Monzani, Ani Safaryan, Francesco Davide Terracciano
con
Pietro Brunazzi, Massimo Fontana, Roberto Paolo, Simone Parascandolo, Matteo Pegorin, Sara Piccinelli, Alessandro Possenti, Andrea Pusineri, Francesco Quattrone, Michele Riva, Andrea Ubertone
Un territorio che ha raccolto nei millenni una così alta stratificazione di senso, su cui spicca il marchio di una personalità straordinaria come quella Adriano, si presta per riflettere su come un’“eredità” possa continuare a influenzare -a distanza di secoli- l’immaginario e l’invenzione di un numero incalcolabile di persone, la cui pratica e studio dei luoghi ha alimentato e continua ad alimentare, per dirla come Rilke, l’“urgente comando” di salvare la terra, divenendo gli agenti della sua “conversione”.
Nella convinzione che limitarsi a preservare la memoria di ciò che per sua natura fisica tende a svanire non basta per adempiere al compito della “conversione”, il progetto, interpretando il bando come prova di una sintesi tra obiettivi e livelli di vincolo, non rinuncia a considerare la credibilità in ordine alla possibilità di sostenerne l’attuazione secondo regole di aderenza economica agli sviluppi.
L’ambiziosa ipotesi di rilancio turistico, interpreta una linea condivisibile, che adotta tutte le strategie per cercare di attuare, attraverso articolate sinergie e una rilevante concentrazione di risorse, l’innesco di un processo virtuoso che deve però fare i conti con una “bonifica paesaggistica”, auspicabilmente incrementabile per il futuro.
La ricerca di opportune sinergie, ha condotto a valutare, quanto meno come sfondo, anche le spettacolari cave di Travertino e a elaborare una risoluzione fortemente unitaria tra i diversi ambiti, in particolare tra quello dell’Aniene e quello della Buffer Zone, distinguibili, nella sostanza, solo da una burocratica linea di demarcazione.
L’approccio progettuale non poteva che prodursi guardando alla lezione adrianea e a chi ha guardato a questa prima di noi ricavandone suggestioni, ipotesi rielaborazioni, affermando, ma forse anche ricercando, un filo ininterrotto tra eredità e modernità.
Il progetto non si sottrae a questo confronto, declinando ad esempio l’eterno confronto tra “dionisiaco” e “apollineo”; un’architettura quindi di luce e di raziocinio che si eleva a indicare mondi nuovi e, all’opposto, una di terra e introversione, che si cela nelle profondità delle crepe dell’inconscio, soggiacendo all’ebrezza e allo spavento di uno stato di natura.
(Piero Poggioli, estratto della relazione di progetto)